sabato 15 maggio 2010

Kaleidoscope


Un giorno ti senti come un blocchetto di ferro pesante con la valigetta della tua volontà che ti àncora al suolo. Il giorno dopo ti senti un vaso Ming caduto dalla torre di Babele che si è frantumato in mille pezzi. Poi ti senti una ruota che gira vorticosamente e avanza lenta, ma con costanza. Il giorno dopo ancora ti senti un granello di polvere che và dove comanda il vento. Proprio il vento, quello che spira ogni volta da una direzione diversa e ogni volta smuove qualcuna delle tue certezze, come se giocasse a Shanghai con gli stracci che restano di quella che una volta chiamavi "la tua filosofia".
Ciò che cambia è soltanto l'angolazione. Il punto di vista. I nostri occhi sono caleidoscopi e il mondo è mille cocci di vetro infranti. Il vento li scuote, cambia la combinazione. Appare un mondo completamente diverso dal precedente, in realtà composto in maniera diversa dagli stessi cocci di prima.
In eterno.
Ma è ogni volta meraviglia abbagliante, il momento in cui vedi quei cocci banali brillare tutti insieme in un mosaico di luce e devi ancora distinguerne i contorni di sempre.