mercoledì 17 novembre 2010

Randomness miagolante


Oscilliamo di continuo, da un estremo all'altro. Più in basso cadiamo più su ci risolleviamo, e abbiamo le vertigini a guardare a quanta distanza siamo dall'estremo inferiore. Poi ovviamente le vertigini non possono durare a lungo e tutto torna ad essere statico per periodi più o meno lunghi. Si risale si ricade si risale si ricade e alla fine insomma forse c'è solo da rassegnarsi e accettarlo...
Non scrivo sul blog da un po' perchè la risalita dall'abisso è faticosa, anche quando il vento è a favore. Ma guardo la gatta randagia del cortile negli occhi, adesso che fa il riposino pomeridiano sulle mie ginocchia, è cresciuta tanto da quando si è lasciata accarezzare per la prima volta, in estate, e anche se è dura non poterla portare a casa con me adesso che piove, so che per ora và bene così. Và bene, io adesso sorrido spesso, non sempre ma spesso, và bene anche se poi ci sono giorni in cui mi sembra che sia tutto andato al diavolo e mi chiedo quanto può durare, và bene comunque, anche se a dire il vero vorrei proprio andarmene da qui, ed è stupido e non vorrei scriverlo qui ma forse sono i tuoi occhi nuovi che ho voglia di cercare nella folla, adesso...



Micia

[dorme sulle mie gambe, la mia piccola, e io non riesco a darle un nome, mi sento Holly Golightly... proponete pure, però.]



domenica 19 settembre 2010

Fatum


Per ogni volta che mi sono chiesta in che imprevedibile modo cambierebbe la mia vita se chi mi circonda avesse solo la minima idea del famoso abisso (vedi post precedente) che nascondo nell'anima, c'è stata una volta in cui ho scosso la testa, sconsolata nella consapevolezza che se anche la verità fosse scritta a caratteri incandescenti sulla mia fronte, a certi individui resterebbe ugualmente incomprensibile come lingua straniera.



Sibilla

lunedì 13 settembre 2010

Ringhiare


È  cosa risaputa che guardare nell'abisso implichi un feedback di ritorno, e l'impulso magnetico che dal fondo ci attira è a tratti irresistibile, caramelle per un bambino, divieti per chi ha deciso di essere un ribelle
l'Abisso ha una voce che non si può ignorare, bisogna imparare a conviverci, a spingersi quanto più possibile sul ciglio del precipizio per ascoltarla ma poi farsi da parte quando si sfiora il punto del non ritorno
ci agghindiamo, spendiamo la vita in superficialità, e ridiamo e facciamo carezze e siamo altruisti ma alla fine, in fondo, troppo in fondo, dove arrivano solo i palombari, bisogna avere acciaio nel cervello per sopportare il richiamo delle sirene dell'abisso.
Hanno iniziato a cantare sette anni fa per me e ora soltanto le avverto ricominciare più insistenti dopo aver negato la loro esistenza per tutto questo tempo, le avverto e cerco di affrontare e combattere questo canto, ma una sirena è una sirena è una sirena è una sirena e non sono ulisse perchè non ho Itaca alcuna, soltanto pezzi di un puzzle che non riesco a comporre, incompleto fino alla nausea
Ma l'Abisso non smette di chiamare e sarebbe forse più facile lasciarsi cullare fra le sue onde buie,  quando all'improvviso il dubbio amletico si staglia dietro le palpebre come monito e ci si scotta come col ghiaccio facendo tre passi indietro inorriditi da sé
Ma noi siamo quello che siamo e rifiutare un richiamo è il nostro istinto sottomesso alla ragione, siamo noi sottomessi a una sovrastruttura sociale che forse neanche Kant e i suoi amici
E quindi per la cronaca, ognuno ha i suoi punti deboli e i suoi richiami e le sue fissazioni che è giusto assecondare, per cui a chi non se ne rende conto ed ha soltanto un Ego tanto spropositato quanto inutile và tutto il mio dolcissimo e appassionato vàaldiavolo ma adesso, non domani.




[Avviso ai naviganti: la grammatica l'ha portata via la mia rabbia frustrata, pace e bene e.]

sabato 31 luglio 2010

Hold your breath and count to ten



I temporali estivi sono pura meraviglia. Sdraiarsi sul letto con la finestra spalancata, guardando il cielo che sbianca e gracchia, è meraviglioso. Sentire l'elettricità, guardarla mentre si sprigiona e avvertirne il ronzìo, non è cosa da poco. Credo di aver finalmente trovato un punto a favore dell'estate.
Sono qui a languire e sporgo il collo per guardare una parte di cielo più grande. Penso alla povera gatta incinta nei dintorni del garage e spero che abbia trovato un riparo, lo spero perchè è così dolce con me che la porterei su al riparo nella mia coperta preferita senza neanche averla avvicinata una sola volta. Mi guarda, quando io mi affaccio, e miagola se la chiamo. Ma sono troppo lontana. Darei qualsiasi cosa -qualsiasi- per poter avere qualcosa di mio da dare a lei. Ma non lo ho e questa mia cella è rivestita di seta, eppure soffro tanto e quando piango c'è solo la gatta, giù alla finestra, che mi guarda con i suoi occhioni che non vedo, perchè i miei sono appannati dalle lacrime, a starmi vicina, e questo io non lo dimentico. Ma il mondo sì, e la scaccia, perchè sporca le macchine.
Al diavolo le macchine.
Nel mondo in cui vivo io non è necessario stiparsi in scatolette d'acciaio ogni mattina per andare a fare un mestiere che non ci piace e ci uccide lentamente, e ogni gatto ha un rifugio, così come ogni creatura sperduta sa che può avere una casa, se lo desidera e non nuoce ad altri. Ma il mondo in cui vivo io non esiste, e resto solo una povera pazza che condivide le sue lacrime con una gatta bianca e nera a cinque piani di distanza.
La pioggia imperversa, e io dovrei chiudere la finestra prima di allagare la stanza. Ma è bellissimo avere finalmente qualcosa da guardare, qualcosa di imprevedibile che mi nutre l'anima con ogni lampo, e vorrei durasse tutta la notte, e mi cullasse mentre dormo, accompagnandomi da Morfeo.
Così, forse, sarei più forte, e potrei finalmente chiedere a Lui, al Dio dei Sogni, al mio fratello più caro:
"Ma i sogni, finiscono? Perchè vorrei che continuassero, anche quando al mattino io devo andare via".
Chissà cosa mi risponderebbe.

mercoledì 23 giugno 2010

Di Letture & Lettori



Ultimamente, io Leggo. Leggo tanto. Non lo facevo da un pezzo, direi da almeno due anni: non che in due anni non abbia letto nulla, sia chiaro, tanto per cominciare esiste internet, esistono i blog, e nei blog si leggono le persone, più che le storie, e questo a me piace, anche quando le persone scrivono credendo di essere dei personaggi a me piace, vedere le persone che si credono invisibili dentro quei personaggi, è uno dei miei passatempi preferiti, eppure esistono quasi infiniti libri che io voglio leggere, lo desidero: intendiamoci, la mia curiosità non è mai venuta meno, potrei perdere una notte intera a elencarvi i libri che desidererei leggere e domani ne spunterebbero di nuovi a suscitare la mia curiosità infinita; no, non è per quello che ho letto soltanto dieci libri in circa un anno e mezzo, e poi dieci solo nell'ultimo mese, era l'ispirazione, che mancava, la necessità interiore di trovarsi un angolo comodo e tranquillo per immergersi in una nuova storia, in un altro mondo, o semplicemente nella mente di qualcun altro, e sfogliare pagina dopo pagina sforzando gli occhi su quella marea di parole, che se ci pensi solo un attimo potrebbero anche essere lì buttate alla rinfusa, potrebbero essere uno dei libri della biblioteca di Borges, che ne so, o una parte qualsiasi di Se Una Notte d'Inverno Un Viaggiatore, o anche altro, perchè quando lo scrittore scrive non ha un ordine prestabilito in mente, non formula le strutture grammaticali in maniera rigida prima di buttarle giù, le strutture vengono da sole insieme alle parole, è una specie di flusso, che in alcune persone assume caratteristiche particolari, che siano eleganza o intensità o profondità dipende dall'Autore, e talvolta questo flusso invece viene mediato da una certa concisione o essenzialità, per cui le mille parole che si avevano in mente diventano tre e sono ugualmente efficaci (capacità di sintesi, labor limae portato all'estremo, chiamatelo come voi volete), il punto è che questo flusso creativo è sempre stupefacente, per me.

Per questo ho delle difficoltà a dire "questo libro è bello", "questo libro è brutto": troppo riduttivo. Posso avere un parere sulla trama, sui personaggi, sulle sensazioni che mi ha dato ma, essenzialmente, per il solo fatto di esistere, e di essere stato scritto (bene), un libro è una specie di piccolo miracolo, un mondo tascabile e immortale. Per il solo fatto che sia stato scritto da una Persona, e che venga letto e assorbito da un'Altra, è sempre un miracolo e una meraviglia.

Sono stata Catherine Hearnshaw fra i rami di Wuthering Heights e sono stata Oscar Wilde affranto d'amore per Bosie in una cella umida e alienante. Ho conosciuto Loki, il burlone, e mi sono aggirata fra i vicoli di una Barcellona gotica e meravigliosa, in compagnia di un gatto e di una geisha bambina dagli occhi d'acqua. Ma ho anche imparato che a reprimere i propri istinti quando non si dorme si diventa Tyler Durden, e che i bachi da seta sono molto fragili e non bisogna trasportarli se non nella stagione giusta. Sono stata in tanti altri mondi senza muovermi dal mio angolo, e ogni volta che ho dovuto abbandonarli ho un po' sofferto, pur essendo stata lieta della giusta conclusione di una storia, un cerchio portato a compimento.

Non so come il mondo e le sue vicende ridicole fossero riusciti a far sì che smettessi di stupirmi tenendo fra le mani un volume di pagine e pagine, ma non glielo permetterò mai più. Mi stringo la mia libreria: è certamente una delle dieci cose che vorrei salvare, se domani il mondo andasse in mille pezzi. Fra le altre nove ci sono il mio pianoforte e la mia bambola. Per il resto invece, non ho ancora deciso. Vorrei risvegliarmi però, dopo l'Apocalisse, in uno dei mondi che ho vissuto in quelle pagine.

sabato 15 maggio 2010

Kaleidoscope


Un giorno ti senti come un blocchetto di ferro pesante con la valigetta della tua volontà che ti àncora al suolo. Il giorno dopo ti senti un vaso Ming caduto dalla torre di Babele che si è frantumato in mille pezzi. Poi ti senti una ruota che gira vorticosamente e avanza lenta, ma con costanza. Il giorno dopo ancora ti senti un granello di polvere che và dove comanda il vento. Proprio il vento, quello che spira ogni volta da una direzione diversa e ogni volta smuove qualcuna delle tue certezze, come se giocasse a Shanghai con gli stracci che restano di quella che una volta chiamavi "la tua filosofia".
Ciò che cambia è soltanto l'angolazione. Il punto di vista. I nostri occhi sono caleidoscopi e il mondo è mille cocci di vetro infranti. Il vento li scuote, cambia la combinazione. Appare un mondo completamente diverso dal precedente, in realtà composto in maniera diversa dagli stessi cocci di prima.
In eterno.
Ma è ogni volta meraviglia abbagliante, il momento in cui vedi quei cocci banali brillare tutti insieme in un mosaico di luce e devi ancora distinguerne i contorni di sempre.

mercoledì 21 aprile 2010

Fotografia color seppia




Mi ricordo di te. Mi ricordo la prima volta che ti sei dimostrato geloso, la prima volta che mi hai fatto rabbrividire e piangere leggendo un libro per bambini o ascoltando My Immortal... Mi ricordo la mattina avvolta tra le lenzuola sfatte e le nostre voci, un ti amo sussurrato col sorriso sulle labbra, mi ricordo i desideri e i progetti e una piccola capanna in Tibet.... mi ricordo le attese notturne infinite, mi ricordo le email attraverso l'oceano, mi ricordo un piccolo anellino d'oro al mignolo per averti sempre vicino... Mi ricordo Miguel Bosé e gli okay laconici di Mathilda e Léon, mi ricordo la tua compilation e tutti i messaggi senza risposta, mi ricordo il coupè nero... Ricordo le porticine del tuo cuore e quando mi chiamavi disgrazia, ricordo i "pronto?" "via!" al telefono, ricordo il mio angolo di paradiso e il pianoforte, ricordo una conversazione telefonica dal bagno dell'aereoporto, e soprattutto i tuoi occhi grigi dolci e tristi...
Raccolgo tutte queste briciole di noi, le ripongo in una scatola come un carillon e lo chiudo a chiave in un anfratto del mio muscolo cardiaco. La vita scorre e fa male ma tutto questo è solo nostro, e per quanto non sia andata come volevamo e il Tibet sia ancora lontano, un angolo di anima sarà sempre riservato a te.
Se è valsa la pena stare male, piangere, perdere la rotta per tutto questo tempo?
...per te, sì. Non ho rimpianti.

sabato 10 aprile 2010

Morpheus' Realm


Sogni strani, a più riprese, con un profumo che mi sembra di ricordare ma non ricordo, come se il cassetto delle mie memorie più antiche fosse stato aperto e messo a soqquadro per trovare proprio quella scena, quell'attimo… un nome che non so, un abbraccio di quelli che ti fanno illuminare gli occhi, o forse erano i tuoi occhi, a luccicare, nei miei spaventati, non lo so…
Un fiume cristallino, vicinissimo, a due passi da me, e un lungo corridoio fra gli alberi, alla fine una specie di cancello, il sole che filtra timido fra le foglie, quando, quand'è che sono già stata in questo luogo…?
I – I can’t take my mind off you.
Oggi è un pomeriggio uggioso da Damien Rice e repeat continuo, a immaginare set fotografici in una casa antica, che chissà dov’è, Mélisse su una sedia a dondolo e la carta da parati cupa, come in un videogioco horror
poi in un istante the Blower’s Daughter diventa il Lacrimosa di Mozart, non so bene perchè...
Non mi capisco quasi per niente, e chissà poi perché tutta questa voglia di capire, come se capire portasse dei vantaggi e non fosse, invece, la disgrazia peggiore di tutte…
 
E non so chi eri -o forse sì?- ma conoscevi il mio nome e non suonava così orrendo sulle tue labbra, potevo quasi sopportarlo...
era un sogno bello, un posto bello, come un ricordo…
Ma i ricordi bruciano tutti e quello che ci resta, alla fine, è solo cenere.
La soffio via con nonchalance e torno a farmi le unghie sul tappeto.

domenica 21 marzo 2010

Allucinazioni Carrolliane


Could You lend a hand? ‘Cause people don’t understand
E’ l’empatia che ti guida certe sere e sai che non stai sbagliando e niente che ti possa venir detto può variare il tuo giudizio, è come sapere che il futuro è lì se vogliamo ma non dirlo perché dirlo lo rende nullo, è come una formula magica, ma pronunciarla è il controincantesimo più efficace
I wanna be in a wonderland
Dove le parole sono pensieri e i pensieri non passano attraverso la lingua per esprimersi, sono lì puri e visibili ogni volta che vogliamo, come su uno schermo, pensieri on pensieri off, di colori diversi, per renderli più immediati, rosaffetto biancointelletto nerodesolazione blutristezza rossoamore, anche se poi i daltonici farebbero la parte degli incompresi, e io vorrei eliminare gli incompresi del tutto invece
If i had a world of my own
Tutto funzionerebbe e seguirebbe la sua  linea (curva – ma comunque linea) allontanandosi a tratti dalla destinazione per poi ritornarvi come attratto da magnetismo, ché non siamo mica atomi sciolti che vanno dove cavolo gli pare, o forse sì, dato che il destino non esiste, ma esistiamo noi e i nostri limiti
Has locked herself in limbo to see how it truly feels to stand outside your virtue, no one can ever hurt you  (or so they say)
Da troppo tempo qui fuori e inizia a far freddo ma è inutile bussare alle finestre di una casa disabitata, è la chiave che mi serve, ne ho provate alcune ma erano sbagliate, è la chiave giusta che mi serve, se solo riuscissi a vederla forse riuscirei anche a trovare la forza di andarla a prendere per quanto lontana, se solo, se solo me la indicassero, e invece niente, graffiati le mani e scava con la tua forza perché alla fine ci sei tu e te
She’s got everything on a String and everything else inbetween
A diventare grandi in un baleno e poi rimpicciolirsi in ancora meno attimi, perdere l’equilibrio, sentirsi destabilizzati e fuori luogo di continuo, cercarsi perennemente e solo alla fine forse trovarsi nonostante i cambiamenti e tutto quello che di strano c'è al di fuori di sé
Will you, won't you, won’t you, will you, won't you join the dance?
Ma ho i miei seri dubbi che lei, esimio capitatoquipercaso, abbia il coraggio di unirsi alla danza e cercare con me la chiave per un mondo che nonc’è!

[ Le citazioni musicali provengono dalle track 4, 13 e 15 dell'album "Almost Alice", recentemente pubblicato in occasione della trasposizione cinematografica del sig. Burton delle opere di Carroll... Yeah, che scelta pop. Ma sono convinta che zio Tim e il sig. Dodgson sarebbero andati parecchio d'accordo, e io con loro! ]

venerdì 26 febbraio 2010

But I believe in Love the way some people believe in Fairytales...


...e faccio male.
Non fate lo stesso errore.
La musica è un valido sostituto, però: se proprio avete bisogno di qualcosa o qualcuno a/in cui credere, credete nella musica! Faccio propaganda alla mia compagna più fedele. Ma è perchè l'amo! Quindi siate pazienti se riempio il blog di musica e varie amenità che alla mia adorata sono strettamente legate. Farà un po' bimbaminkia, forse: ma io sono per l'80% fatta di musica e per il restante 20% di altre kitschate varie, tra cui il signor A. di cui sopra. Considerate un 15% morto e sepolto, perso col tempo... il restante 5% è un miscuglio così confuso da risultare incomprensibile. Ma chissenefrega, signori, se vi sarà difficile comprendere! Chissenefrega. Dicevano fossi ermetica, e torniamo all'ermetismo, no?! Tutta questa chiarezza banale, inutile, usata a sproposito per evitare inutili dolori agli altri, che cosa dobbiamo farcene?
Facciamo le persone serie e misteriose, che è così che si è originali!
Ahah. Ma anche no.
Ciao, seconda personalità, da quanto tempo! Ma è sempre bello riaverti qui a riportarmi un po' di sano cinismo! Che senza cinismo mica si può sopravvivere in questi tempi! Oh, no.



 



Questa sera voglio sognare la Transilvania e il mio adorato Lesty biondo! Un bel ritorno alle origini.
Ma credo che mi farò bastare un collarino con cammeo e pizzi vari in spedizione diretta da Londra. Eh, la classe, questa sì che è felicità! Comprensibile solo a una microscopica élite in cui è compresa anche la mia Mélisse. Mélisse Liddell De Lioncourt. Ma il cognome è disgustosamente Riceiano. Consigliatemene un altro. Oh, dimenticavo. Mélisse è una bambola, una meravigliosa bjd. Se avessi ancora una lista dei desideri, spunterei il suo nome. Ma non ce l'ho più! L'ho eliminata insieme a varie parti inutili di me, tipo i desideri, la volontà, i ricordi. Robette inutili!

For all that is worth, the blood on my hands, is the blood of divinities. ~ You know what flows there like wine.




mercoledì 10 febbraio 2010

Schizofrenia

[Io, l'insonnia, le 04.04 di notte e il Disturbo Dissociativo dell'Identità]


Svolta a destra.
Strada sbarrata.
Cazzo, svolta a sinistra allora.
No, strada sbarrata.
Và bene, non facciamoci prendere dal panico. Vai dritto.
Niente. E' sbarrata anche qui.
Non sembrava però, sei proprio sicura? Eppure da lontano sembrava libero...
Senti, è sbarrata anche qui, sarò pure in grado di vederci bene, con 'sti occhiali calibro 22 sul naso...
Vabbè dai, ora non ti offendere però, è solo che certe volte nonostante gli occhiali mi sembri un po' miope.
Forse è così. Beh, dai, hai deciso dove andare allora?
No. Indietro non si torna. Sali su quella scala lì nell'angolo, vah.
Oh, giusto, come ho fatto a non pensarci, così all'autostrada ci arriviamo dal quinto piano, in volo, I'm on the highway to hell!
Guarda che non ti sto mica portando all'inferno, queste sono scale, come in stairway to heaven...
E te guarda che la tizia di Stairway sniffava...
Tutte balle! Senti, non rompere, sali queste scale e smettila.
Okay.


***



E non fare casino con 'sti tacchi del cavolo, tac tac tac tac, che ti si sente a mezzo isolato da qua, fra poco ci troviamo addosso tutti i malintenzionati del quartiere...
Perchè? Gli piacciono i tacchi?
No, sono irrecuperabilmente attratti dai suoni monotoni, ecco, non so se hai presente, tipo i metronomi, tic tac tic tac, o gli orologi, tic tic tic, o le bombe a tempo, ecco, quelle poi sono proprio un must
...sì, okay, comunque guarda che siamo arrivate, eh.
Uh.
Eh, già, siamo su un tetto, curioso, eh? Dopo solo cinque piani di scale antincendio, dove diavolo ci troviamo? Su un tetto! Il luogo più improbabile del mondo, devo dire.
Senti, questo sarcasmo del cavolo, conservalo per i tuoi fan.
E' proprio per quello che mi amano.
A non doverti stare accanto 24 ore su 24, chiaro, potrebbe sembrare adorabile. Comunque sia i tuoi ammiratori restano malati. Più di te.
Non ti sto ascoltando.
Ahahah, sei proprio una bambina!
Allora già che ci sei, o saggia nonna, vuoi dirmi dove diavolo andiamo adesso?
Beh... ecco, magari, già che siamo qui, cerchiamo una strada...
Lì mi sembra si veda qualcosa, andiamo a controllare.


***


Non è stata una buona idea, Maijeh...
Barricarsi in questa stanza vuota, dici? Avevi alternative da proporre?
No, ma ora che ci siamo barricate non potremo più uscire. Quanto credi di poterlo sopportare?
...dettagli.
Mpf. Umorismo del cazzo. Sempre ad usarlo nei momenti meno opportuni, non ti senti ridicola?
Se anche fosse, piangermi addosso non risolverebbe il nostro problema, quindi concentrati e cerchiamo di capire cosa fare.
Bene. Destra: strada sbarrata; sinistra: strada sbarrata; centro: strada sbarrata; dall'alto: strada sbarrata; scendere: non si può più; mia cara, direi che ormai è deciso... ci stabiliremo qui.
E io che sognavo una casa nei boschi, con le cascate che mi attraversavano il salotto...!
Sarà anche ora che ti desti, bella addormentata...
Veramente è abbastanza tardi, e io -yawn- un po' di sonno ce l'avrei...
Dai, scema, vai a dormire, resto sveglia io a controllare che non arrivi nessuno, intanto mi faccio una partita a scacchi con l'insonnia...
Sbagli anche le citazioni, era la morte che giocava a scacchi...
Dormi e non rompere!
E ridi ogni tanto...
Solo quando fai ridere per davvero!
Fai tanto la dura e poi in realtà...
in realtà che?!
'notte Jemiah...
... buonanotte May.


***



May! Maijeh! Dove cavolo si è cacciata quella..
BUH!
WAAAAAA! Sei un'incredibile stro
Taci, ghiro, sai che ora è?
Eh? N..no, che ora è?
E' mezzogiorno passato! Hai di nuovo dormito per più di...
...sei ore?
Beh, sì. Per più di sei ore.
Dato che solitamente ne dormo cinque per notte.
Si, vabbè, ma non è colpa mia se ti trascini sveglia a oltranza a fare cose inutili...
Ha parlato quella che invece sta a rigirarsi nel letto senza fare niente.
Almeno io al mattino mi ricordo cosa ho fatto!
Cos'è, hai voglia di litigare stamattina?
E se anche fosse?
Sarei pronta.
...sei sempre la solita. No, non ho voglia di litigare con te.
Ecco, meno male.


***


Senti, mi chiedevo, non è che magari, vogliamo provare a scendere...
Ci prenderebbero, May. Ci imprigionerebbero ancora.
Beh magari potremmo andarci così anzichè, beh ecco, insieme...
Non dovresti vergognarti della tua vera natura!
Ma non è che mi vergogno, è solo che, ecco, non ci notano tanto quando siamo divise...
Un po' hai ragione...
Mff..
Non - gongolare - alle mie spalle!
Scusa Jay... è che qui mi sembra di aspettare Godot, mi sento in gabbia, non ne usciamo se non decidiamo di liberarci...
E' pericoloso, sorella..
Più rischioso del restare qui e impazzire? Già incomincio a dondolarmi con malinconia, come un orso in gabbia...
Quello lo fai da sempre. Ma se andiamo via rischiamo di non poter più tornare in questo rifugio sicuro.
Però potremmo trovare un luogo più confortevole...
O una gabbia più buia e profonda delle precedenti...
Più profonda della prigione della nostra testa?
Magari no...ma io non voglio rischiare.
Jay, io vado... con o senza te.
Non mi puoi lasciare qui!
...questo lo dici tu..
Ma non è giusto, ingrata, dopo tutto quello che ho fatto per te!


***


Sentirti urlare mentre salivo le scale è stato doloroso. Quasi quanto il momento in cui ti ho conosciuta, sei anni fa. Era il momento più triste della mia vita e non c'era nessuno con me, neanche un amico: più e più volte avevo pensato di ricorrere alla soluzione estrema, per sfuggire al dolore e ai ricordi, a tutto l'amore che avevo provato: alla fine capii che non sarei stata coraggiosa abbastanza per mettere fine alla mia esistenza e semplicemente smisi di pensare, andando dove volevano andare le gambe, senza criterio, senza pensiero. Poi sei arrivata tu, ed era strano perchè era come conoscerti da sempre, le tue parole suonavano così giuste da fare male, quanto ho pianto in tua compagnia, Jemiah... e mi sono sentita meglio, perchè c'eri tu a darmi forza e conforto, le mie azioni avevano un senso perchè lo avevano anche per te, mi sono fatta forza, ho scelto degli obiettivi e ho deciso di perseguirli, con la nuova luce che grazie a te brillava nei miei occhi, mi sono innamorata di nuovo e per davvero, ed è stato bello, Jay, perchè non avevo bisogno di nasconderti, eravamo in simbiosi, non poteva esistere l'una senza l'altra, e a lui piaceva così, a noi piaceva così, quanto siamo state bene, Jay?
Ma poi Jay qualcosa ha fatto crack perchè io ti somigliavo troppo ormai e tu somigliavi troppo a me ed era difficile distinguerci, e credo che lui se ne sia accorto, che mancava qualcosa, mancavamo noi, e così puff, siamo rimaste sole, Jay, ma ho sofferto io soltanto, tu no, tu sei sempre così forte, non ti ho mai vista piangere veramente, io invece ho pianto tanto, ho pianto quasi ogni notte da allora, e mi sembrava di impazzire Jay, l'unica con cui potevo parlare eri tu ma non ne avevo voglia, perchè non eri triste, non potevi capirmi, è stato lì che hai iniziato a odiarmi, e non potevo darti torto perchè ero davvero uno spettacolo pietoso, ma questo mi faceva solo più male, Jay, e alla fine ci siamo ridotte così, divise ma inscindibili, e non abbiamo più un posto in cui stare, qualcuno che sia disposto ad ospitarci, ci lasciamo inseguire dai nostri fantasmi correndo di strada in strada e ora che le strade sono sbarrate definitivamente io mi sento una farfalla in gabbia e l'unica da cui posso scappare sei tu, la mia parte razionale, perchè è impossibile che io e te conviviamo, Jay, non siamo compatibili, una delle due deve andarsene per poter volare ancora e tu non hai mai saputo volare Jay, è per questo che adesso ci sono io su questo cornicione a un passo dal vuoto e tu invece sei rimasta in quella stanza senza luce, a gridarmi che non posso volare, che la cosa migliore che possa fare è restarti attaccata per tutta la vita per non impazzire, e invece Jay credo di aver trovato la mia strada adesso, ed è qui, invisibile e unica, è come un filo che mi attira a sè, e adesso devo saltare Jay ma non odiarmi, perchè sai anche tu che non possiamo convivere, e qualora questo filo si spezzasse tu avresti nuovamente un senso, però Jay, devo rivelarti che vorrei proprio non si spezzasse...
Ecco, adesso è il momento, non posso più rimandare, andiamo Jay, vado Jay, da sola questa volta, possa questo vento sospingermi sulle vette che desidero raggiungere prima di scaraventarmi a terra con violenza, chiudo gli occhi e mi tuffo, mia Jay, e l'ultima sensazione che sento è proprio quella di volare, sai, penso che potrei chiamarla libertà, oppure verità, addio altra piccola me...


lunedì 8 febbraio 2010

Ennio Morricone - The Crisis


"Ora tu pensa: un pianoforte. I tasti iniziano. I tasti finiscono. Tu sai che sono 88, su questo nessuno può fregarti. Non sono infiniti, loro. Tu sei infinito, e dentro quei tasti, infinita è la musica che puoi suonare. Loro sono 88, tu sei infinito. Questo a me piace. Questo lo si può vivere. Ma se tu, ma se io salgo su quella scaletta, e davanti a me si srotola una tastiera di milioni di tasti, milioni e miliardi di tasti, che non finiscono mai, e questa è la verita', che non finiscono mai e quella tastiera è infinita... Se quella tastiera è infinita, allora su quella tastiera non c'è musica che puoi suonare. Tu sei seduto sul seggiolino sbagliato: quello è il pianoforte su cui suona Dio. Cristo, ma le vedevi le strade? Anche solo le strade. Ce n'è a migliaia, come fate voi laggiù a sceglierne una, a scegliere una donna, una casa, una terra che sia la vostra, un paesaggio da guardare, un modo di morire. Tutto quel mondo, quel mondo addosso che nemmeno sai dove finisce e quanto ce n'è. Non avete mai paura, voi, di finire in mille pezzi solo a pensarla, quell'enormita', solo a pensarla?"

(A. Baricco - Novecento)

Fran.
All Beauty must Die.  

sabato 30 gennaio 2010

Phalene II


La reclusione, il pallore, il silenzio.
Poi, il buio.
Un freddo pungente - ma non dall’esterno, anzi talvolta filtrava da certi spiragli invisibili una luce bluastra, priva di calore, utile solo a far sentire nostalgia – e la polvere come catrame da respirare giorno dopo giorno dopo giorno dopo giorno… (Anche se il tempo era ridotto a pura forma mentis, perché di certo quegli spiragli di luce non potevano far da meridiana o clessidra)
Si sforzava di contare i mattoni per non impazzire ma gli sforzi sembravano diventare vani quando le pareti tremavano e dopo nulla accadeva, allora crollava a terra come morta finché dopo ore incalcolabili riapriva gli occhi e le gocce di umidità le scivolavano ancora impietose sulle labbra dischiuse nel vano tentativo di catturare aria che non avesse già altre mille volte inspirato e ricacciato via disgustata da quel sapore stantìo
Ancora sveglia, ancora nello stesso luogo, poteva dirlo dai muschi che sentiva sotto le dita, sulle pareti, aveva dato loro nomi come se fossero stati bambini privi di voce e talvolta si immobilizzava all’improvviso nel sentire immaginari squittii, nella speranza inutile di trovare altri viventi in quei quattro passi che la separavano dalla parete di fronte
Il lastricato sotto i suoi piedi era bagnato, vi si formava una pozza d’acqua a cui lei attingeva  per sciacquarsi il viso, dipingendoselo in realtà col fango, ma come poteva accorgersene se non c’era luce abbastanza per specchiarsi…
Era viva, glielo ricordava il panico che sopraggiungeva a tratti come ondate di mare in burrasca contro una piccola barca solitaria, certe volte tentava perfino, saltando, di trovare appigli fra i mattoni discosti dell’unica parete circolare, ma quando il batticuore e il senso di soffocamento si facevano insopportabili si lasciava nuovamente cadere a terra, cercava di cantarsi una ninnananna, ma la gola era secca e non glielo permetteva così, nuovamente, dormiva, perché cos’altro avrebbe potuto fare…Senza sogni, non c’erano neppure incubi in quel limbo senza suoni, soltanto mostri che strisciavano nel buio e la attorniavano finché non riapriva gli occhi
Forse perché non c’era niente, niente che si potesse vedere o sentire, soltanto l’aria umida e l’assenza di luce, colori, suoni, vita…

Riaprì gli occhi ed era fuori, se ne accorse perché l’aria era gelida e più respirabile, e una leggera neve le si posava sulla pelle frantumandosi in microscopiche goccioline al contatto
Credette di essere cieca perché il buio non si rischiarava e non c’era, laddove avrebbe dovuto essere il cielo, neppure una sola stella, e tutto quello che riusciva a scorgere in ogni direzione era una distesa piatta ed identica di neve candida e immutabile
Lentamente riuscì a rimettersi in piedi e a muovere qualche passo, così dopo un paio di tentativi risoltisi con fallimentari cadute nella neve, riacquistò il controllo degli arti addormentati e si addentrò nella nebbia

finché, all’improvviso, la vide:
una luce
- fioca –
ma pur sempre luce

Avrebbe corso se le gambe glielo avessero permesso, ma ancora faticava a trascinarle con sé, così fu solo dopo molto tempo che riuscì a raggiungere la fonte della luce, un lampione, accanto a una panchina di ferro, desolatamente vuota…
Il freddo era troppo e ormai avanzava ginocchioni nella neve, raggiunse la panchina, e lì a fianco si accasciò… avrebbe voluto gridare, piangere, domandare quale peccato così grave avesse commesso per essere costretta a tale strazio, ma tacque, mentre una lacrima diveniva cristallo gelato appena scivolata sulla sua guancia
Si raggomitolò con le ginocchia al petto, pronta ad addormentarsi ancora una volta, mentre il gelo e il terrore di essere approdata in un inferno peggiore di quello a cui era scampata si impossessavano lentamente dei suoi pensieri, e intorno, il mondo intero, una scatola vuota, assisteva impassibile…





giovedì 21 gennaio 2010

03:36 Wednesday Night

10:15 On a Saturday Night
And the tap drips
Under the strip light
And I'm sitting
In the kitchen sink

Mercoledì, 03:36 aemme, quando la notte sta cedendo il passo all’alba e la città è un cimitero, solo Morfeo a sorvegliare col suo manto di stelle le finestre chiuse e il silenzio ovattato, opprimente, dell’umido limbo di vicoli e lampioni. Il respiro si fa cauto nell’aria greve, seguito da un brivido sospettoso, col timore che il minimo soffio possa risvegliare i mostri sopiti nelle ombre che ormai dominano. Le orecchie pulsano al silenzio che stride e rimbalza, sembra d’esser diventati sordi tutto d’un tratto, è come nascere all’improvviso in un mondo asfissiante senza vibrazioni, senza divenire: un eterno momento che non è passato né futuro, un oltretempo che vive solo negli occhi di chi lo guarda, immobilizzato, immerso nell’aria stagnante.
“I compagni di Morfeo”, potrebbero chiamarci, ma la verità è che siamo degli esclusi: vivere questo limbo è come restare a terra mentre la nave di tutto l’universo salpa, lasciandoci in quei luoghi che ci sembrano familiari, e sono invece solo gusci vuoti, carcasse di vita trascorsa e volata via, cimiteri senza corpi che attendono un nuovo ansito di vita da spegnere… L’aria umida si insinua indisturbata fra i miei capelli, e mi accorgo che sto fissando una feritoia da cui filtra una luce incandescente, vita che si espande flebile attraverso tende e veneziane calate. Potrebbe essere lontana una vita o soltanto pochi passi, non saprei dirlo in quest’assenza di dimensione, ma la sua presenza mi conforta in qualche strano modo anche da laggiù, ed è un po’ come se quella vita filtrasse, a distanza, anche dentro me. Avrei voglia di mettere la giacca, infilare le scarpe, e camminare al centro della strada, contare i passi e i battiti del cuore prima di arrivare ai luoghi che mi sono di giorno così familiari, avrei voglia di camminare su questo ponte di aria e buio per raggiungere quella finestra e, in silenzio, bussare con le dita.
Potrei scoprire una distrazione, soltanto una luce senza proprietari, o potrei forse trovare un compagno di insonnia, ma che importanza ha? Non c’è vento questa notte e tutte le luci prima o poi si spengono... qualcuno in casa, riemerso dai più reconditi anfratti della notte, si è svegliato, e col rumore io mi scuoto via dai miei pensieri così come dalle piccole gocce di nebbia che si sono accomodate fra i miei capelli.
Sono le 04:04, è l’alba ormai…

And the tap drips
drip drip drip drip...

Buonanotte, Noctambula.

[in sottofondo, una a scelta fra le ultime sei track di Boys Don't Cry dei Cure]