mercoledì 23 giugno 2010

Di Letture & Lettori



Ultimamente, io Leggo. Leggo tanto. Non lo facevo da un pezzo, direi da almeno due anni: non che in due anni non abbia letto nulla, sia chiaro, tanto per cominciare esiste internet, esistono i blog, e nei blog si leggono le persone, più che le storie, e questo a me piace, anche quando le persone scrivono credendo di essere dei personaggi a me piace, vedere le persone che si credono invisibili dentro quei personaggi, è uno dei miei passatempi preferiti, eppure esistono quasi infiniti libri che io voglio leggere, lo desidero: intendiamoci, la mia curiosità non è mai venuta meno, potrei perdere una notte intera a elencarvi i libri che desidererei leggere e domani ne spunterebbero di nuovi a suscitare la mia curiosità infinita; no, non è per quello che ho letto soltanto dieci libri in circa un anno e mezzo, e poi dieci solo nell'ultimo mese, era l'ispirazione, che mancava, la necessità interiore di trovarsi un angolo comodo e tranquillo per immergersi in una nuova storia, in un altro mondo, o semplicemente nella mente di qualcun altro, e sfogliare pagina dopo pagina sforzando gli occhi su quella marea di parole, che se ci pensi solo un attimo potrebbero anche essere lì buttate alla rinfusa, potrebbero essere uno dei libri della biblioteca di Borges, che ne so, o una parte qualsiasi di Se Una Notte d'Inverno Un Viaggiatore, o anche altro, perchè quando lo scrittore scrive non ha un ordine prestabilito in mente, non formula le strutture grammaticali in maniera rigida prima di buttarle giù, le strutture vengono da sole insieme alle parole, è una specie di flusso, che in alcune persone assume caratteristiche particolari, che siano eleganza o intensità o profondità dipende dall'Autore, e talvolta questo flusso invece viene mediato da una certa concisione o essenzialità, per cui le mille parole che si avevano in mente diventano tre e sono ugualmente efficaci (capacità di sintesi, labor limae portato all'estremo, chiamatelo come voi volete), il punto è che questo flusso creativo è sempre stupefacente, per me.

Per questo ho delle difficoltà a dire "questo libro è bello", "questo libro è brutto": troppo riduttivo. Posso avere un parere sulla trama, sui personaggi, sulle sensazioni che mi ha dato ma, essenzialmente, per il solo fatto di esistere, e di essere stato scritto (bene), un libro è una specie di piccolo miracolo, un mondo tascabile e immortale. Per il solo fatto che sia stato scritto da una Persona, e che venga letto e assorbito da un'Altra, è sempre un miracolo e una meraviglia.

Sono stata Catherine Hearnshaw fra i rami di Wuthering Heights e sono stata Oscar Wilde affranto d'amore per Bosie in una cella umida e alienante. Ho conosciuto Loki, il burlone, e mi sono aggirata fra i vicoli di una Barcellona gotica e meravigliosa, in compagnia di un gatto e di una geisha bambina dagli occhi d'acqua. Ma ho anche imparato che a reprimere i propri istinti quando non si dorme si diventa Tyler Durden, e che i bachi da seta sono molto fragili e non bisogna trasportarli se non nella stagione giusta. Sono stata in tanti altri mondi senza muovermi dal mio angolo, e ogni volta che ho dovuto abbandonarli ho un po' sofferto, pur essendo stata lieta della giusta conclusione di una storia, un cerchio portato a compimento.

Non so come il mondo e le sue vicende ridicole fossero riusciti a far sì che smettessi di stupirmi tenendo fra le mani un volume di pagine e pagine, ma non glielo permetterò mai più. Mi stringo la mia libreria: è certamente una delle dieci cose che vorrei salvare, se domani il mondo andasse in mille pezzi. Fra le altre nove ci sono il mio pianoforte e la mia bambola. Per il resto invece, non ho ancora deciso. Vorrei risvegliarmi però, dopo l'Apocalisse, in uno dei mondi che ho vissuto in quelle pagine.